Accampamento libero a laguna Brava
Durante la notte mi sveglio per fare delle foto, la maestosita’ della via latea val bene una sveglia intermedia…
Il vento e’ cessato e il campo libero che abbiamo trovato la sera e’ spettacolare anche al mattino. Lasciamo il letto del fiume, ero tranquillo su eventuali allagamenti in quanto i cumuli si stavano dissolvento senza precipitazione, dopo aver ripulito la zona, un centinaio di km e siamo all’entrata del parco di Talampaia, nel camp site ufficiale facciamo una bella doccia per togliere un po’ di polvere e facciamo i biglietti per l’entrata.
La visita guidata si effettua solo’con i mezzi del parco, un camion con vista dall’alto con tanto di aperitivo fresco.
La nostra guida ci descrive molto bene tutta la vita del parco, in realta’ quello’che piu’ mi affascina e’ lo spettacolo naturale del canion che stiamo visitando.
Il caldo torrido arriva vicino ai 36gradi quando ci mettiamo in viaggio verso Vincina, ultima stazione per il passo Piras Negras. Ci sono molteplici passi andini nella zona, questo dovrebbe essere sulla carta abbastanza selvaggio, infatti dopo il rifornimento carburante e liquidi, la pista comincia a salire dai 1500 metri del pianoro in mezzo ad un canion. Il fiume che scorre nel suo fondo parte da una colorazione marrognola sino a diventare cristallino.
Saliamo su un altopiano a circa duemila e cinquecento metri, dinanzi a noi si apre un grande spazio con montagne alte tutti torno che arrivano ad otre 5000 metri.
Ci infiliamo in una nuova valle e lo sterrato comincia ad inerpicarsi sempre piu’, ogni angolo meriterebbe una foto, guanaco che pascolano liberi ci fanno dimenticare che inesorabilmente la quota sul GPS continua a salire. Purtroppo si avvicina sempre più il tramonto e ancora non sappiamo dove finiremo a piazzare il campo. Arrivati alla laguna brava uno spettacolo di colori, sensazioni ed emozioni ci pervargono. Siamo a quota 4300 mt. sul livello del mare. Ci affrettiamo a trovare un rifugio di emergenza che avevamo visto sulle carte, lo troviamo in estremis, si tratta di una costruzione a secco a cupola simile ad un trullo.
E’ sufficientemente alto per proteggere marginalmente le nostre tende. La quota che ora e’ di 4350 mt ci disorienta ed affatica, mediamente a queste quote cè il 13% di ossigeno rispetto al normale 20% del livello del mare.
Preparo una pasta pesto e pomodoro, collaudo una pentola a pressione regalatami da un amico… Pare che tutti siano soddisfatti, a parte un noioso piccante delle bevande gassate.
ci in filiamo in tenda e poco prima riesco a scatare un paio di foto alla laguna con sullo sfondo un cumulo nembo che sta degenerando, e’ la prima volta che vedo i fulmini sotto la mia quota, infatti sopra di noi il cielo e’ stellato. I riscaldatori a gasolio non funzionano a queste quote per la mancanza di osigeno ed il freddo si farà sentire.
Campo base Picas Negras.