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  >  Alfio Lavazza   >  akita

Passiamo la notte su una collina a pochi km da odate. Ci alziamo tranquilli e troviamo il nostro seven per colazione.

il museo dell’akita è a pochi km. Io e nene’ vogliamo vedere un po dal vero come viene vissuta la storia del cane più famoso del Giappone.

Tappa successiva è il museo del cane: dentro cè un po’ della storia della razza akita. Avevo letto molto nel passato riguardo al cane dei samurai. Qua ci sono un po’ di documenti, di pelli e l’imbalsamatura di uno.

E’ tutto molto informale e non cè nessu turista, la cittadina di odate non è proprio la meta imperdibile per il turismo naturale del visitatore del Giappone. Qua cominci a vedere la vera vita locale. Ieri sera quando ci hanno visti entrare nel ristorante, anche di notevole livello, si sono preoccupati un sacco perchè non avevano i menu’ in inglese e quasi nessuno parlava inglese!.

Ecco da questo punto di vista bisogna munirsi di un traduttore: che sia google o vasco, ma bisogna averlo. Aiuta quantomento a capirsi e fare le cose in modo piu’ dignitoso che non parlarsi a gesti o non capire cosa arrivera’ nel piatto.

Nel centro dell’akita, non il museo, ci sono dei cani che riposano e delle operatrici cercano di fargli fare qual cosa: l’akita per definizione dorme! Dorme per ore e ore, per muuversi ci deve essere qualcosa di veramente convincente… tipo un biscotto!

A pochi metri, sulla stessa via, cè l’allevamento da dove è arrivato Kaizan, il nostro terzo akita. Visitiamo e incontriamo Itay. E’ un israeliano nato in america che si è trasferito qua dopo aver sposato una jap. Facciamo quattro chiacchiere e giochiamo con un paio di cuccioli in partenza per gli stati uniti. Paradossalmente ci sono pochissimi akita in giro per la nazione… ne vedo piu’ in italia. Qua vanno tantissimo i cani di piccola taglia: barboncini, shiba, korch.

Partiamo consapevoli che adesso ci tocca una bella tirata! Ci vogliono circa 8 ore, non tanto per il kilometraggio ma per la mancanza di autostrade per come le intendiamo noi, Difficilmente riesci a fare 50 km in doppia corsia… tra l’altro il limite sarebbe 70 km/h, poi in realta’ si va oltre i cento, camion compresi. In certi punti cè l’80 in altri 120 per 5 km! Insomma un vero viaggio. Siamo solo io e la nene’ quindi ci fermiamo solo per caffe e carburante e alla fine, raggiunta la costa capiamo che Nagano è vicina. Arriviamo a tarda sera, la previsione era di andare nel parco dove le scimmie se ne stanno in acqua facendo lo jacuzi! La stagione è ancora molto calda quindi non ce ne sono o gli frega nulla di fare il bagno… quindi decidiamo che saltiamo il programma e andiamo diretti al tempio di Zencoji. Di notte e soprattutto senza gente, questi luoghi riacquistano un po’ di serenita’ e sacralita’ che dovrebbero. Illuminati e solitari col gong di chissa’ quale monaco ci appagano dalle ore di viaggio.

Troviamo un ottimo locale per un buon udon e cerchiamo fuori citta’ un parco per dormire: la zona è tranquilla, non siamo gli unici ovviamente, e dormiamo tranquilli tutta la notte.

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