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  >  Viaggi   >  Stati Uniti   >  Da Rachel a Furnace Creek

Mi alzo prestino, non abbiamo smaltito il fuso, la schiena chiede movimento… così mi faccio una camminata verso la Fenice di difesa della base: niente da segnalare.

Riaccendo il fuoco, l’aria è frizzante. La gente non si si schioda dalle tende!

Dopo esserci ricomposti, andiamo con movimento rilassato verso il bar di Rachel. Qua ragazzi si incontrano personaggi di ogni tipo: camionisti, militari, lavoratori in genere. Siamo sparati in un posto veramente isolato, c’è chi è preoccupato dalla troppa esercitazione dei caccia in volo, chi mi racconta dei suoi viaggi tra e per l’Alaska con un mega camion… insomma l’America che a volte ci viene presentata nei film.

La strada è sparata dritta tra i 2000 metri di quota e a scendere. La temperatura è discretamente accettabile e le miglia vanno via.

Tutte le piccole cittadine che si incontrano sono nate da lavoratori in cerca di oro e minerali, ora diventate delle ghost town. In una di queste, Goldfield, ci rifugiamo sotto una pianta per fruire di un piccola ombra ma necessaria… siamo a ottobre ma il sole è veramente cocente.

Negli ultimi mesi, la Death Valley, è stata devastata da diverse alluvioni con il conseguente risultato di una marea di strade interrotte e impraticabili.

Tra un rifornimento e l’altro, ci abbassiamo di quota, il sole fa il suo e la temperatura comincia ad essere insopportabile: sono le 5 e 30 pm, il termometro di Furnace Creek segna 41°C.

Qua è tutto molto organizzato… fin troppo. Ovviamente no abbiamo prenotato nulla, non abbiamo pass… e quant’altro. Nessun problema: regolarizzeremo domani.

Troviamo posto in un campeggio posto qualche metro sotto il livello del mare… la pensata della grigliata non è delle migliori, ma tutto sommato passiamo una fantastica serata coccolati da un venticello ad una temperatura indescrivibile.

La notte con mia sorpresa la temperatura scende tanto da doversi coprire con un lenzuolino, inaspettata ma decisamente gradita!

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