Il budello del passo del Pato e le onde dell’oceano
Piove quasi tutta la notte, il nostro rifugio e’ accogliente. Siamo ad otre 3500 metri, fa freddino e l’unico riscaldamento sono un paio di coperte di lana.
Capiamo subito che non andremo alle lagune, il sole non c’e proprio e non avrebbe senso andare nella nebbia… cosi’ peraltro le avevamoo gia’ viste!
Ci preparano una colazione, sempre nella cucina con fuoco acceso e fritti annessi… in perfetto stile km zero. Tutto raccolto e cucinato dal e sul posto! Una sorta di frittella con farina,uovo e lievito da magiare con miele, una bevanda semi densa con quinoa e vari frutti spremuti appena tiepida.Gusti e sensazioni veramente nostrani.
Vi posso solo raccontare che gli alchichinger, credo si scriva così, si raccolgono fuori dalla porta di casa.
Salutiamo tutta la famiglia e prendiamo lo sterrato verso valle. Lungo tutto il percorso vediamo riunioni di persone in perfetto stile rurale… grandi fusti di mais sul fuoco da rimescolare per ore.
Scendendo verso la valle principale che da Huaraz porta al canion del Pato, il clima migliora e smette di piovere, strada asfaltata per un centinaio di km senza nessuna nota di colore.
A questo punto si arriva dove l’imponente Cordillera Blanca si unisce alla Negra, tutte la acque raccolte hanno scavato un solco profondo qualche centinaio di metri con una piccola stradina che lo accompagna dal lato sudovest. Piccole gallerie e piccoli slarghi rendono questa stradina bella ma terribilmente pericolosa. (alla fine sara ‘ solo la solita stradina…).
Scendiamo con calma sino a raggiungere un piccolo paese, qui lo sfruttamento dell’energia dell’acqua ha fatto si che si sviluppasse una piccola comunita’ industriale. Le case e le strutture sono evidentemente in stile avanzato.
Al posto di controllo un polizziotto ha bisogno un passaggio fino a Chimbote e quindi me lo carico per queste due ore di viaggio tra strapiombi. In quetse zone verdeggianti ricche di manghi papaie e frutti esotici, la quota cala rapidamente il caldo aumenta e piano piano smette di piovere.
Lasciamo il canion e con le ultime miniere di carbone ancora attive, scavate con motocompressore in modo manuale… Si arriva nelle spianate che ci avvicinano al mare e le coltivazioni sono divenute di cotone, riso, mais…
Lasciamo il polizziotto in un paesino e facciamo spesa, troviamo un riparo ombroso nelle coltivazioni vicinissimi all’oceano che infrange poderoso sulla spiaggia a qualche centinaio di metri.
Vicino alla citta’ di Trujillo, c’e un sito archeologico riportato come il piu’ importante del nord, purtroppo arriviamo alla chiusura.
Poco distante c’e un grande centro dove cambiare e fare spesa, lasciamo il centro e ci piazziamo in un campeggio a noi dedicato… come scrivevo non c’e quasi nessuno in questo periodo, piazzandoci in maniera spettacolare sulla costa dei surfisti.
Una bella grigliata e una passeggiata notturna chiudono questa intensa giornata dalle montagne al mare.
Manu
Lettrice affezionata ringrazia! A prestissimo sperando che La Fenice “guarisca” presto!!