Il deserto bianco e l’incontro con Maxim.
Lasciamo la città molto presto e nel buio più totale ma già bella trafficata. Questa notte mi sono alzato
alle 3 e ho lasciato la macchina accesa un’oretta a scanso di equivoci.
Mentre giriamo un attimo per vedere due palazzi devo riempire un poco il serbatoio centrale perché
sono a secco, switcho l’interruttore e la pompa di travaso fa il suo…Non passa un minuto che comincia a bruciare male il gasolio, saremo sui classici -20 e
fatico ad avanzare. Per fortuna Enrico mi tira fino al distributore dove metto un additivo e faccio del
gasolio artico… avevamo avuto il sospetto, dato il costo, che in un rifornimento sostanzioso di backup il gasolio non fosse artico… ora ne abbiamo la certezza.! Torna tutto normale e riprendiamo la strada verso Ulaan Baator. Tutta Chita è avvolta da una nebbia fittissima con una temperatura glaciale… Quasi certamente la vicinanza del fiume che attraversa la città rilascia nell’atmosfera tanta umidità che poi ghiaccia ovunque.
Finalmente dalla strada principale scompare il ghiaccio o almeno al settanta per cento.
Stavolta i km vengono facili e alla sosta delle 13,30 abbiamo già percorso circa 400 km.
In un classico pit stop troviamo ormai le solite macchine che ci accompagnano da tre/ quattro giorni.
Ci vengono a conoscere e vogliono informazioni. Sono tutti molto curiosi, aldilà del fatto che la rotta
sia poco battuta da persone non local, sicuramente in inizio inverno con la neve ed il freddo
vedere personaggi non autoctoni lo è ancora di piu’. La situazione politica poi ha amplificato il tutto.
Ricordo perfettamente le espressioni di stupore quando dicevo che stavamo organizzando il viaggio in
Russia… Ci fosse stato qualcuno che non mi apostrofava come folle! In realtà la gente è fondamentalmente “buona” a prescindere e se non vai a casa di altri a fare il fenomeno sei sempre ben accetto.
Lasciamo la strada principale che continua in direzione della citta di Ulan Udè, poco prima del maestoso lago Baikal.
Si prende direzione sud. La strada/pista che è completamente innevata, si infila in paesini costituiti da casette in
legno monopiano, simili a cascine. Dei lunghi comignoli si estendono verso l’alto portando il vapore distante dal tetto.
Si passa successivamente ad una strada asfaltata e tirata come un biliardo.
Guidiamo un centinaio di km, arriviamo da una laterale che ci ha condotto su uno sterrato innevato
e battuto che si inoltra nella pineta: paesaggio fiabesco e guida spettacolare.
La nostra destinazione è una piccola cittadina dove sembrerebbe esserci un paio di alberghetti.
All’entrata del paese cè il primo fermo di un posto di controllo della polizia! Simpaticissimo ci guarda
come degli astronauti… gli faccio vedere la bandiera italiana sul parafango della Fenice e tutto
sorridente e parlando in russo mi fa capire che era curioso! Non guarda nessun documento, voleva
solo capire da che paese venivamo.
Purtroppo la ricerca degli hotel è del tutto infruttifera, gli unici due sono completi, sgarrupati e
sembrerebbe addirittura che non vogliano stranieri tra le balle… In verità ci confermeranno che sono
pieni di lavoratori della zona e non cè mai posto.
Consapevoli che sarà una notte impegnativa, le temperature scenderanno a -20, approntiamo il
campo nel piazzaletto vicino ad un campo da pallone nel centro paese.
I riscaldatori vanno beneone, abbiamo dei noodles e prepariamo le tende. Arriva un signore e ci
aggiorna che farà freddo… certo ma non abbiamo l’hotel. Telefona, parla e se ne va.
Cinque minuti dopo si presenta un ragazzotto in mimetica, alto due metri e si annuncia parlando
italiano!
Comincio a spiegare la situazione e lui semplicemente ci dice di seguirlo, se vogliamo…
Ha una cascina uso dormitorio con una stufa a legna… ci tocca! Smonta tutto e si va in periferia.
Arriviamo alla cascina dove il padre ha gia’ acceso la stufa, lo zio ha recuperato una sorta di
spezzatino misto di maiale, ci si siede sul tavolato che si usa anche come letto e si discute fino alle
dieci di sera dove il calore della stufa ci fa stare benissimo.
E’ la persona giusta per affrontare il discorso “operazione speciale”… parlare del loro lavoro e come cavolo fanno ad affrontare queste temperature che diverranno veramente serie a breve.
Il loro lavoro, sono dei taglialegna con una
decina di dipendenti e la storia di Maxim che è stato in italia per un paio di anni.
Ragazzi queste sono le cose che fanno la differenza in viaggi così estremi per logistica e luoghi: trovi
sempre qualcuno che in un paio di ore ti fa entrare nella vita quotidiana di un paesino della Siberia.
Cosa devo dire, esperienze che ti arricchiscono infinitamente e abbattono tutti i pregiudizi che a casa
sembrano del tutto fondati.
Aldilà della felicità che proviamo nel chiudere a breve questo pazzo intenso viaggio lungo la Siberia
meridionale, stiamo imparando un sacco di cose nuove proprio a livello gestione dei mezzi con
temperature abbastanza inusuali.
Un conto è andare a Livigno e vedere il temometro a -25, sapendo di essere a casa tua e alla peggio dover pagare il meccanico di turno per sgelare il gasolio… qua la sensazione è quella che le cose devi saperle a prescindere, se non hai da scaldarti non puoi sopravvivere la fuori a lungo.
Tra l’ltro mentre in paese cercavamo un hotel, ho visto un lupo, si un lupo… non un lupo cecoslovacco! Si aggirava tranquillo probabilmente alla ricerca di cibo.
In questi luoghi la gente vive in condizioni che in inverno sono da considerarsi estreme… continua a
farlo e bisogna dargli atto che sono dei fenomeni.
Domani sarà un altro giorno e forse nevicherà… la cosa ci lascia del tutto indifferenti: duemila km
guidati sul ghiaccio con medie di oltre 75 km/h ci hanno dato una minima consapevolezza che si puo’
fare tutto!.