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  >  Alfio Lavazza   >  Kabarovsk, la citta’ fredda.

Ci svegliamo verso le 7 e trenta.

La signora del locale ci prepara una colazione a base uova e
prosciutto. Lasciamo la zona in totale sintonia con questa bella gente che non vede l’ora di trovare
un po’ di serenità.
Dobbiamo guidare molto o meglio il più possibile, ma una frenata un poco violenta mi blocca
inspiegabilmente la ruota destra. Non posso continuare e mi accosto a destra. Boh, stana sta cosa.
Fortunatamente la temperatura è salita ( -10 ) e il sole spende alto.


Con Enrico cerchiamo di capire che cosa puo’ essere successo… La destra anteriore è bloccata, la
smontiamo e togliamo la pinza dei freni. Apparentemente qualcosa sembra blocchi i pistoncini.
Siamo quasi convinti di togliere i pistoncini e lubrificarli quando notiamo,smontando la tubazione rigida, un’ostruzione nel raccordo
del tubo dei freni!
Più di un anno fa avevo dovuto smontare da solo il disco, per evitare di perdere tuttu il liquido e poi
dover eseguire uno spurgo senza un aiuto avevo fatto al volo un piccolo tappo di legno per chiudere
il tubetto. Evidentemente una parte si deve essere rotta e rimasta dentro.
La cosa che ha dell’incredibile è che dopo quell’intervento ho guidato tutta l’Alaska, Canada e
Giappone!
Vabè trovato il problema risolverlo è stata una stupidata… dobbiamo solo rimontare i pezzi e bere il caffe’ che Enrico due ha preparato
con la nostra bella moka. Ovviamente si è anche intrattenuto con un passante che, incuriosito,
chiede informazioni sulla nostra presenza. Siamo sempre molto attenti a fare domande “scomode”
ma nello stesso tempo siamo un po’ curiosi di conoscere una loro opinione sulle situazioni che
inevitabilmente stanno interessando la Russia.
Abbiamo perso solo un’ora per il guasto al problema freni. La Fenice torna a frenare precisa e cominciamo
a fare qualche km.
Troviamo un piccolo baracchino con un paio di camion parcheggiati: sembra un buon posto per
pranzare.


La ragazza che lo gestisce parte a zero a parlare russo e alla fine prendiamo del borsch e delle
pizzette, tutto molto buono e casalingo. E’ che loro continuano a parlare russo come se non ci fosse
un domani! E io mi metto a parlare italiano tanto vale… Ma è una situazione simpatica che finisce
sempre in sorrisi e strette di mano.
Riprendiamo a guidare, la strada è precisa. L’ottanta percento del traffico sono vetture nuove o
giapponesi o europee che vengono trasferite via terra verso le varie destinazioni. Credete ancora
all’embargo che vi fanno credere… qua chi voleva un’audi A8 l’ha ricevuta o meglio ancora una bella porche.
Scendono le ombre della sera, 17:30 circa, facciamo due foto in un paese semiabbandonato dove la
percezione della povertà sembra essere reale. Vedo una piccola scuola abbandonata e i tubi del teleriscaldamento. Sistema che noto essere presente in molte strutture pubbliche.
Abbiamo deciso di arrivare fino alla città sulle rive dell’Amour, non è un problema anche se buio si
guida in sicurezza.


Il fiume è il confine fisico che separa la Siberia dal far est.
Siamo belli cotti dalle ultime ore di guida nel buio. Arriviamo alla citta di Khabarovsk alle sei e mezza
circa local time, è sabato.

Beh, sto posto è riconosciuto come il piu’ freddo, parlando di media, con piu’ di
500.000 abitanti. Dice poco… forse scrivere che la temperatura media a dicembre è sotto i – 20
forse rende meglio l’idea.
Siccome noi siamo fortunati le temperature attuali sono niente di che.
Trovare un albergo ci ha un attimino impegnato perché sembra che, visto le ristrettezze che hanno
imposto le nostre menti pensanti, non ci sono posti liberi.


Alla fine troviamo un buon albergo, un po’ piu’ caro, ma in centro. Spendiamo circa 40 $ a testa.
Andiamo a mangiare in un ristorante cinese perché non abbiamo un gran che di sbatterci.

Alla fine, mentre discutiamo in stile italiano e dimenticandosi le settimane di silenzio in Giappone, due ragazzi russi ci offrono da bere, cognac giorgiano. Beh uno ha il passaporto ukraino, nato
a Kiev, uno nato a vladivostock. riflettiamo e pensiamo a chi al fronte, di qua e di la, sta perdendo la vita.

Siamo fortunati, ma tanto…

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