La pensata: viaggiamo verso i Caraibi!
Succede a volte, che i programmi siano stravolti e/o modificati per una serie di fattori.
E’ molto tempo che viaggiamo sulla costa atlantica e non abbiamo praticamente preso un giorno di acqua.
Partiamo dal nostro hotel dopo la prima colazione honduregna che non desta urli di gioia!
Le strade, come accennato ieri, sono perfette e scorrevoli. Se aggiungiamo che e’ domenica, siamo a cavallo.
Mentre prendiamo la direzione verso Copan, sito archeologico di rilevanza in Honduras, comincia a balenarci nella testa l’idea di tirare un lungo verso il mar dei Caraibi…
Mio padre molti anni fa, venne su un’isola pazzesca che si chiama Roatan.
Faciamo un po’ di valutazioni e prendiamo la decisione di attraversare tutto l’Honduras e provare a raggiungere La Ceiba per valutare un passaggio sull’isola.
All’inizio maciniamo molti km, poi ad un bivio, realizziamo che avremo un bel 150 km di sterrato.
Sulla nostra direzione c’e’ Tegucigalpa, la capitale. Ci ricorda, in piccolo, La Paz.
Piazzata tra varie collinette, si vedono barrio e quartieri piu’ in, che occupano una vasta zona.
Le zone periferiche ci ricordano che non proprio tutti qua vivono bene e la delinquenza sembra dilagare.
In una piccola deviazione riusciamo a separarci… e’ bestiale come basti una macchina interposta per perdersi di vista. Con i cb riusciamo comunque a darci un punto d’incontro sulla direttiva verso est.
La sensazione e’ che apparentemente i piccoli paesi sono moto ben organizzati e puliti.
L’impressione e’ di vivere una situazione tranquilla.
Poi a Mauro scappa l’occhio in un parcheggio di camion e si accorge che ogni camion e’ scortato da un vigilantes armato…
Bordo strada si notano vecchi copertoni bruciati…
Infilarsi nella foresta senza la certezza di uscire prima dell’imbruire non sembra una cosa sensata.
I tempi dovrebbero tornare e quindi decidiamo di procedere, la pista e’ dura e a volte velocissima.
La meteo si sta pian piano deteriorando, fin che la terra rossa, ricopre con una sottile fanghiglia la pista rendendola alquanto viscida.
Incontriamo un primo ceck poit che ci rincuora sulla sicurezza della zona, i militari appostati ci informano che ci sono altri blocchi di controllo e di andare tranquilli.
La vegetazione aumenta molto e la pista sale fino a oltre i mille metri.
Mauro scivola sul fango senza nessuna conseguenza, pero’ e’ una fase critica visto che ha delle coperture inadeguate alla situazione.
Usciamo finalmente dalla pista proprio al tramonto, che per altro non vediamo in quanto continua a piovere.
Ritroviamo la strada asfaltata e dopo un ventina km circa cerchiamo un hotel o similare perche’ di stare fuori non e’ assolutamente consigliabile.
L’hotel lo troviamo nella piccola città di Saba’, unica chance e quindi senza troppe pretese. Parliamo sempre di 18$ per una camera doppia, comunque pulita e con l’acqua che esce dal rubinetto.
Abbiamo il wi-FI e la meteo che vedo non è affatto rassicurante. Vedremo domani cosa e che direzione prenderemo.
Usciamo per un pollo fritto e poi in branda.