Che nottata impegnativa! avrò perso due kg di sudore… zanzare, come non mai! Poi alla fine il muezzin alla 5 in punto sveglia tutti… però purtroppo l’alba è ancora lontana… dove spero che ste cavolo di zanzare se ne migrino altrove!
La colazione la facciamo in uno pseudo tugurio: delle uova a pezzetti con tanta cipolla accompagnano una specie di angera, tipico pane etiope, rigorosamente da mangiarsi con le mani.
Passa un camion della differenziata e il soggetto alla guida è particolare! Ben vestito con barba e capelli laterali di colorazione arancio rosso. Dicono sia per coprire il grigio dell’età ma sembrerebbe piu’ una direttiva della sharia.
Cerchiamo di organizzare la gita in barca sull’arcipelago di isolette antistante il porto. Si tratta delle Sacadadiin . da poco parco naturale ha una vegetazione di mangrovie e lingue di sabbia corallina.
Giriamo per più di un’ora mollando le carte del ministero del turismo che avevamo fatto all’arrivo… problema che qua hanno le idee poco chiare. Anche perché il non cè proprio tutto sto turismo!
Beh, vi ricordate il drive della differenziata? Ecco ora è con noi in toyo e si annuncia come delegato dell’ufficio del turismo e ci fa gli spiegoni del caso!
Comunque rimbalzati a destra e manca i riesce a trovare una quadra . Chicca finale, il funzionario, vi scrivo cosi ma nessuno se ne era accorto fosse tale, mette dei timbri sull’ultimo foglio che ci rimane. Li ho una pensata: mi timbra il passaporto? Mi spiega che non è un visto… si, si lo so, ma me lo tengo per ricordo! Ennesima stranezza della terra che non c’è: timbro del parco naturale del somaliland. Niente di più facile!
Partiamo quindi per la gitarella con un fuoribordo da 15 cv, cambio guardia armata in quanto la nostra non nuota… Fortunatamente mette la sicura al kalashnikov, aveva continuamente la canna puntata nel fondo che se parte un colpo affondiamo come dei pistola! Visitiamo il parco di mangrovie e facciamo una nuotatina. Purtroppo la nostra guida sostituita, non sa un tubazzo di barriera corallina, il driver capisce solo di pesca quindi diciamo che l’aspetto pesci non ve lo posso raccontare..
Sono certo che è una delle barriere rimaste intatte nei nostri mari. Probabilmente più fuori e al largo. Si rientra sotto un sole tipico dell’equatore, il porto è veramente disseminato di bottiglie di plastica… barche da pesca 4…
Ci ritroviamo ben in anticipo sulla tabella di marcia. troviamo un ristorante che è al limite dello stand africano… ci propongono un pesce e riso, piatto unico. Non inteso come combo… c’è solo quello. Con una miriade di gatti ammalati di qualsiasi varietà, si lotta per non farsi fregare il cibo dal tavolo!
Una coca in bottiglia addolcisce la pillola.
Continuiamo a girovagare da soli. Ormai in paese ci conoscono tutti. Roberto è invitato alla scuola coranica adiacente il nostro hotel, come mi suona male descriverlo con questo nome! Fa delle belle foto e rientra.
Verso le cinque siamo al bar del centro… altra cola e altre conoscenze. Un sarto bordo strada cuce le tuniche al momento, le donne si nascondono frequentemente, mentre le ragazzine con il corano sotto braccio sono contese tra una foto o una alzata di velo.
Sta per imbrunire. Allunghiamo a nord scoprendo l’esistenza dell’ospedale. Deserto… In realtà un piangere insistente di un piccolo ospite ci attira. Esce una ragazza e capito che siamo degli estranei si mette in moto per farci da guida turistica del piccolo ospedale.
Si aggiunge la farmacista e il tecnico di laboratorio! Passiamo una bella ora e facciamo tesoro di situazioni che noi europei non abbiamo mai vissuto, parlando della ma generazione. Cè poco da fare: Gibuti è a due ore, hargheisa improponibile… se hai un problema grave, un emorragia, è molto probabile che tu muoia.
Cè tuttora la dependance per la tubercolosi, e la usano… la campagna di vaccinazione per la polio e i test rapidi per la malaria. Le foto sono piu’ esplicative di quello che è la mia mediocre capacità espressiva.
Ritorniamo in hotel arricchiti come sempre nell’animo e mangiamo l’avanzo del pesce di oggi. Questa sera zanzariera a manetta, vediamo se ste zanzare mi lasceranno in pace, anche perché la malaria qua cè, ma fortunatamente tra un mesetto, ma non vorrei uscire dai numeri statistici.
Ero gia’ stato molto male negli anni 90 in Niger… poi delle pastiglie fortissime mi avevano azzerato la febbre. Non ho mai capito se ho fatto una malaria o meno… ma mi è sembrata molto uguale!